Il web invade i mari.

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Si chiama Project Natick, ed è un’iniziativa di Microsoft che ha come obiettivo installare e gestire data center sott’acqua.
La fase 1 quella di verifica della fattibilitá, condotta nelle acque della California, è stata superata, ora l’azienda di Redmond sta passando alla fase 2 e ha immerso un immenso data center (un container che ospita 864 server per un totale di 27,6 petabyte, qualcosa come 27.600 terabyte) al largo delle Isole Orcadi, a nord della Scozia.

Pare che il progetto sia dettato dalle migliori intenzioni, l’azienda vuole rispondere alle sempre maggiori richieste di prestazioni elevate con soluzioni ecologiche e sostenibili dal punto di vista ambientale.
Le fredde acque dell’Oceano Atlantico serviranno a raffreddare in maniera semplice e ecologica la centrale di dati, mentre l’energia rinnovabile proveniente dall’acqua consentirà di alimentarsi in maniera green (e sicuramente più economica!). La conferma arriva anche da Ben Cutler, il curatore del Project Natick, che ad Agi ha spiegato alcuni dettagli dell’operazione che durerà dodici mesi. “L’idea che ogni datacenter sia in grado di fornirsi autonomamente energia è molto attraente”, ha commentato Cutler secondo cui uno degli obiettivi di Microsoft è proprio quello di non impattare sulla disponibilità di acqua potabile.
Grazie al posizionamento in acqua, sarebbe anche più facile che siano vicino agli utenti finali. Microsoft cita dati secondo i quali oltre la metà della popolazione vive entro i 200 km dalla costa. In questo modo si aumenterebbero anche le prestazioni, riducendo il tempo di latenza. Si abbasserebbe cioè il tempo richiesto ai dati per viaggiare dalla fonte alla destinazione.

Ma il mare? Non bastava l’isola di plastica a disturbare il suo ecosistema? Pare che questa seconda fase serva proprio a valutare aspetti anche di questo tipo, anche se l’esperimento condotto in California sembra tranquillizzare. “Abbiamo notato che la struttura era stata colonizzata da diversi tipi di pesci”, ha spiegato Cutler. L’intenzione della società americana di fare altre ricerche.

Microsoft ha dedicato una pagina a questo progetto: per approfondire clicca qui.